Nel mese di marzo 2022 Google ha rilasciato Chrome 100, dove il numero sta a indicare proprio la centesima versione del browser più utilizzato nel mondo; e per l’occasione, oltre a raccogliere i 100 momenti più cool della sua storia, ha presentato anche un aggiornamento del suo iconico logo, rimasto immutato dal 2014.
A una prima occhiata i cambiamenti sono quasi impercettibili, ma guardando con maggiore attenzione scopriamo che:
- le ombreggiature tra le sezioni sono sparite;
- le proporzioni tra gli elementi sono mutate;
- i colori sono più accesi.
Cercando inoltre informazioni in merito, si viene inoltre a sapere che è stato applicato un lieve gradiente per sfumare tra una sezione e l’altra: questo per consentire una maggiore accessibilità del logo, dal momento che alcune tonalità, quando accostate, danno vita a una vibrazione sgradevole del colore. Accessibilità che, lo ricordiamo, è un argomento di primaria importanza anche nel settore dell’informatica.
Come molti altri brand internazionali, anche Google sta quindi seguendo un trend sempre più marcato nel mondo della grafica, ovvero una semplificazione a tutto tondo di linee, forme e colori, con un progressivo abbandono della tridimensionalità e delle decorazioni in favore di icone sempre più facilmente riproducibili in qualsiasi tipo di contesto, dal digital alla cucitura su tessuto, e in grado di essere immediatamente associabili a un brand.
Uno degli esempi degli ultimi anni è Tim, il cui storico logo, in occasione del rebranding del 2016, è stato radicalmente semplificato con linee più essenziali e geometriche, al punto che il tetragramma è ora facilmente associabile all’azienda anche quando non affiancato dal lettering nella sua versione completa. In tempi più recenti, anche il levriero di Trussardi si è presentato in una versione davvero minimal; e se volessimo prendere in esame le similitudini tra questi due esempi, potremmo notare che (e non è un caso) entrambi i loghi hanno delle caratteristiche ottimali per essere utilizzati come favicon, come immagine di profilo per i social network e più in generale come icona per il mondo del digitale.
I loghi nel mondo del calcio
Ciò che sta avvenendo negli ultimi anni tra le società calcistiche è un ottimo spunto per approfondire il fenomeno. Se pensiamo ai loghi delle società italiane e non, è facile ricollegarsi a gagliardetti ricchi di simboli, tra cui motivi floreali, richiami ai colori e all’architettura della città che rappresentano, alle mascotte e ai trofei conquistati; qualcosa che insomma richiami tutto il prestigio che le società vogliono attribuirsi.
Eppure, nelle ultime settimane, la Fiorentina è stata l’ennesima squadra a ripensare al suo logo in una chiave molto più stilizzata, in cui spicca soprattutto l’abbandono della forma a deltoide in favore di un quadrato. Mentre lo scorso anno, l’Inter, che già aveva un logo tondo, ha presentato una versione più semplificata, rimuovendo le lettere F e C e mantenendo solo la I e la M, e cambiando inoltre il tono del blu, uno dei due storici colori sociali. Capostipite in Italia è stata in tal senso la Juventus, il cui cambio è stato inoltre quello più radicale, dove da un simbolo tradizionale e in linea con le altre squadre si è passati a un simbolo che richiama la lettera J.
Tra i motivi sopracitati di questi cambiamenti, il paragone con lo sport professionistico ci permette di fornire qualche esempio concreto: uno di questi è che, essendo che nell’epoca dello streaming è sempre più abitudine comune visualizzare gli eventi sportivi anche su device di piccole dimensioni, un logo più semplice è facilmente riconoscibile; un fattore assolutamente non scontato all’interno delle dinamiche del mercato internazionale.
Il caso New York Yankees
Quanto sta avvenendo nel mondo del calcio è inevitabilmente ispirato dal logo dei New York Yankees, il quale è molto più noto della stessa squadra di baseball dalla quale proviene. Questo logo è infatti riuscito a uscire al di fuori dei confini del contesto sportivo, ed è indossato ogni giorno da milioni di persone nel mondo, molte delle quali ne ignorano la provenienza. Le iconiche N e la Y sovrapposte non sono quindi solo indossate da tifosi locali che supportano la società sportiva, ma sono divenute una vera e propria tendenza nel settore moda.
Storia e tradizione lasciano quindi il posto a una filosofia più aziendale, dove il leit motiv è sempre più la diversificazione del business.
Il caso Nike
Parlando di loghi minimali, è doveroso menzionare Nike e il suo Swoosh che ha scritto una pagina davvero significativa nella storia della grafica, ed è stato un vero precursore dei tempi. Non possiamo sapere se Carolyn Davidson, allora studentessa in cerca di un lavoro extra, avesse avuto una visione così lungimirante da prevedere l’evoluzione del settore nei decenni a venire, ma è di fatto dal 1971 che il logo è rimasto pressoché invariato, cambiando esclusivamente nel font utilizzato e nel posizionamento del nome, il quale dal 1995 è stato rimosso, giacché ormai universalmente riconosciuto.
Come scegliere e creare un logo
Una startup che necessita di un logo con cui identificare la propria azienda, così come un’azienda avviata che vuole rinnovare la propria immagine, hanno sicuramente bisogno della consulenza di un professionista. A prescindere infatti dalle tendenze attuali, gli aspetti coinvolti in questo processo sono plurimi e sensibili, e qui sopra ne abbiamo visti solo una piccola parte.
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